lunedì 4 luglio 2011

La educaciòn de los "nadies"


Il momento che mi piace di più delle mie giornate lavorative è la mattina presto, quando arrivo alla ong e non c'è ancora nessuno. Apro il grande portone bianco di PROMUTAR e lo lascio spalancato, perchè in qualche minuto arrivaranno i "miei" bimbi. Salgo le scale per arrivare all' ufficio, e tutto è così silenzioso e tranquillo! Inizio a controllare le attività programmate per quel giorno da fare con i bambini e faccio un bel respiro, profondo, per caricarmi per la mattinata che mi aspetta...e poi via! Ecco che arrivano i bambini correndo su per le scale, con la loro allegria e le loro urla. "Buendìa profesora Giordana!" E tutti dentro nella classe dalle pareti gialle da poco affrescate, ricoperte di disegni, cartelloni, fotografie.
La mattina scorre veloce tra compiti di matematica, lenguaje,arte, urla, risa, qualche litigio. Arrivano le 11.30, ora in cui quasi tutti i bimbi se ne vanno perchè devono andare a casa a cucinare, ad aiutare le loro mamme a portare l'acqua o a svolgere le loro incombenze... Io mi fermo una mezzoretta in più con Fernanda, una ragazzina che a 12 anni quasi ancora non sa leggere e cerco di farle leggere qualche pagina di un libro (impresa ogni volta ciclopica!). E che emozione il giorno in cui Fernanada ha voluto leggere due pagine in più, così, di sua spontanea volontà, con entusiasmo!
Riflettevo oggi sulla mia esperienza, e quello che ne ho tratto, quasi come una folgorazione, è che qui sento di avere un...senso. Sento che il mio lavoro, anche se una goccia nell'oceano, da un po' di speranza e di serenità ai bambini che ogni mattina animano con le loro voci squillanti PROMUTAR.
Ed è la sensazione più appagante del mondo!
Ieri ho letto una frase su un muro di Tarija: "si hay un hueco en tu vida, llenalo de amor" ( "se c'è un buco nella tua vita, riempilo di amore"). Credo che è quello che sto facendo. E, a dispetto delle difficoltà, non pensavo si potesse essere così felici.

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