venerdì 24 giugno 2011

Ricetta delle "humintas"



Ingredienti per 6 persone:

- 12 pannocchie fresche (con le foglie)

- un bel pezzo di formaggio di capra o pecorino

- olio di semi

- uno bastoncino di cannella

- sale e zucchero q.b.


Preparazione:

Sbucciare le pannocchie e conservare le foglie più grandi. Con le foglie più piccole fabbricare delle striscioline ed annodarle due a due.Mettere da parte anche la "barba" delle pannocchie.

Con un coltello "sgranare" le pannocchie e macinare o frullare con il frullatore i chicchi insieme al bastoncino di cannella. Versare il composto frullato in una pentola capiente. In un'altra pentola far scaldare una buona quantità di olio. Quando è bollente (buttando una goccia d'acqua se sfrigola l'olio è pronto) versarlo nella pentola con il mais frullato e mescolare energicamente con un mestolo. L'olio bollente deve assorbire il latte prodotto dai chicchi di mais. Continuare a buttare olio e mescolare fino a quando tutto il latte del mais sarà stato assorbito. Mescolare al composto una buona quantità di zucchero e una presa di sale. Usando le foglie precedentemente messe da parte preparare delle "barchette" sovrapponendo due foglie con le punte ai lati opposti formando delle specie di rombi. Versare un mestolo del composto di mais e aggiungere una pezzetto di formaggio al centro. Chiudere la foglie formando degli involtini da sigillare con le striscioline precedentemente preparate.

Versare 6 dita d'acqua in una pentola abbastanza capiente e portarla ad ebollizione con un po'di sale. Posizionare le humintas una sopra l'altra nella pentola (alcune rimarranno fuori dall'acqua). Coprire le humintas con la "barba" del mais e se sono avanzate alcune foglie creare una specie di tappo con esse. Coprire la pentola con il coperchio. Far cuocere a fuoco medio per 30 minuti.

Quando sono pronte, si apre la foglia e si mangia il contenuto...mangiate con le mani sono ancora più gustose!:-)

Buen provecho!

Giordana Boscato


giovedì 23 giugno 2011

Eclipse Total



Ecco uno dei progetti che ASPEm segue in Perù.
Guarda il video realizzato da un'emittente locale sulle Ferias di sensibilizzazione che realizzano le diverse comunità intorno a Ica.
I ragazzini intervistati sono del gruppo artistico NNATS Eclipse Total.

Il servizio civile ti cambia la vita



La pubblicità diceva "il servizio civile ti cambia la vita": per me è stato vero.
Me l'ha, direi, stravolta.
Il Perù mi ha lasciato segni indelebili.
E nella mente si sono smosse tante cose, tant'è che quando sono tornata in Italia ero spaesatissima.
Mi ero fatta ammaliare dalla cooperazione internazionale e quindi ho cercato di formarmi in quel campo: avevo passato la selezione per un master in diritti umani, ma costava troppo e quindi ho abbandonato l'idea, avevo deciso di fare la formazione con AIBI ma poi ho cambiato idea, volevo fare un corso a Firenze ma poi ho nuovamente cambiato idea. Si trattava di escamotages per lavorare PER i bambini, ma io volevo lavorare CON loro.
Inoltre,non mi sentivo, e non mi sento tuttora, portata per una vita un po' qua e un po' là.

Di una cosa ero sicura dopo l'esperienza a Cajamarca: io volevo lavorare con i bambini. Facendo due conti ho realizzato che con la mia laurea in lingue non sarebbe stato possibile e quindi ho deciso di rimettermi a studiare per diventare maestra e a fra un mese e mezzo mi laureerò.
Durante gli anni dell'università ho comunque lavorato in ambito educativo facendo progetti di educazione alla mondialità nelle scuole per i quali la mia esperienza "sul campo" ha sicuramente influito.
Quindi direi che dal punto di vista professionale è stata questa la svolta più grossa.

Dal punto di vista personale, bé...difficile sintetizzare. Ci provo:

Ho visto e respirato la dolcezza e la durezza delle Ande
ho parlato con las campesinas dai cappelli sontuosi e dalle trecce curate
ho imparato uno spagnolo tutto fatto di diminutivi : pancito, gringuita, ahoritita, un solcito, de repente, no mas...!
ho conosciuto il MANTHOC, madre vitale di energie, riunioni, voglia di cambiamento e dis(organizzazione)
ho vissuto a 2800 metri di altezza
ho visto la selva e dormito in mezzo a tante zanzare
mi sono spostata in una città con 10 milioni di abitanti in cui è presente tutto lo scibile umano ( a Lima vendono le cartine geografiche ai semafori)
sono sopravvissuta a quelle curve a gomito senza guard rail: in quei momenti ho pensato che esistesse un dio
ho conosciuto l'umiltà tipica di chi vive alla giornata ( e l'ho apprezzata)
ho stretto legami forti con dei bambini e delle bambine stupendi e curiosi
ho visto bambini urlare dignità e ho visto adolescenti sfoggiare capacità oratorie che non mi apparterranno mai, aimè
ho mangiato le humitas
ho imparato a fare l'arroz con leche
ho scoperto che il tempo è nella nostra mente e non nelle lancette dell'orologio
ho visto lo scempio che noi "sviluppati" siamo riusciti a fare, avendo anche il coraggio di vantarcene
ho toccato con mano il fatto che viviamo in un mondo sbagliato : io in Perù ero ricca sfondata con lo stipendio che ricevevo e questo mi faceva comodo, ma anche sentire in colpa
ho mangiato fichi d'india a febbraio
ho visto una miniera d'oro che mi ha letteralmente nauseata
ho fatto amicizia con altri "Caschi Bianchi" che ora sono fra i miei amici più cari
ho capito che, anche a meridiani così diversi, in fondo le persone cercano serenità e vogliono vivere dignitosamente
mi sono arrabbiata tutte le volte che non riuscivo ad attraversare la strada
mi sono stupita tutte le volte che i commessi nei negozi non sapevano dirmi di no e mi offrivano dei sì fasulli
sono rimasta confusa quando sono andata per la prima volta a comprare le patate al mercato
mi sono innamorata dei colori dei loro vestiti che rivendicavano tradizione in una città che sussurrava falsa modernità
sono dimagrita senza nessuno sforzo
ho pensato che ci fosse una mano divina a dirigere il traffico nelle strade di Lima
mi sono emozionata per l'arte con cui venivano allestiti i mercati di frutta
mi sono incazzata per tutti i globos pieni d'acqua che mi hanno tirato a carnevale
mi sono sentita accolta e voluta bene

Tutto questo, e molto altro ancora, mi ha fatto innamorare di quel posto dall'aria rarefatta e mi ha sicuramente fatto vivere l'anno più bello e più intenso della mia vita.
Io in Perù voglio tornarci, anche se mi fa un po' paura perché so che mi risveglierà anche ricordi che preferirei sopire.
Ma la vita è fatta anche di quelli.

Il giorno che ci riandrò, vi farò sapere.

Giulia Oggiano


venerdì 17 giugno 2011

IN SERVIZIO PER UN ANNO


Vette, orizzonti infiniti e rovine inca.. choclo con queso, jugo de naraja e caldo de gallina.. huayno, cumbia, reggaetón.. paesaggi, sapori e suoni rimasti impressi durante l’anno di servizio civile a Cusco in Perù..

Cercando i progetti delle varie associazioni, una mia amica mi informa che lei forse parteciperà al bando con ASPEm www.aspem.org.
Da tempo ero alla ricerca di un progetto che fosse coerente con i miei studi e con i miei interessi. Ma mi perdevo tra le varie associazioni e Ong, tutte con progetti molto coinvolgenti.
Controllo per curiosità il sito di ASPEm.. credo alle coincidenze e questa per me è stata la prima.. Trovo anche qui differenti progetti interessantissimi.. Tarija, Cenca a Lima, Cusco.. Sono confusa per natura, non so se lo siete anche voi.. ma per fortuna so essere anche molto critica.. la mia “ricetta” ha contemplato i seguenti ingredienti:
1. Circoscrivere la ricerca in America Latina perché parlavo un po’ di spagnolo. Ed ASPEm combaciava perfettamente con questa prima esigenza.
2. Scoprire il mondo delle donne in Sud America. Avevo fatto un viaggio pochi anni prima in Messico e mi avevano molto colpito queste forti figure femminili soggiogate dal machismo. Per questa ragione ho preferito addentrarmi in questa sfera per comprenderne il ruolo e le potenzialità.
3. In modo particolare ero anche interessata al mondo rurale. Il contesto ideale per conoscere la cultura
di un popolo, le sue radici ed origini. Ed è anche la parte più isolata e meno facile da esplorare se non
nella quotidianità.
Cusco mi attirava tanto.. non so come spiegarmi ma sentivo come un magnete che fisicamente mi attraeva.
Il progetto con le lavoratrici domestiche al Caith si addiceva a tutte le mie motivazioni. Sono entrata nel sito web www.caith.org e la prima pagina con la foto di Vittoria in cucina abbracciata alle ragazze del centro, mi è sembrata un’immagine subito familiare..

Per contestualizzare il progetto ed i suoi propositi occorre spiegare il fenomeno della migrazione interna nel Perù.
Il turismo ed il commercio attirano tanti campesinos verso la città che invadono i cerros (le
cime) delle principali città peruviani come Lima, Arequipa, Cusco Puno, Puerto Maldonado e Quitos. Ma il fenomeno è ancora più preoccupante quando si tratta di bambine/i, ragazze/i. I casi sono davvero diversi e cambiano a volte a seconda del genere: la maggior parte delle bambine lavorano come domestiche in casa oppure nei mercati, nelle locande, ristoranti, mentre i maschi spesso si ritrova in strada lavorando come lustra scarpe, oppure dedicandosi a piccoli furti, o ancora anche loro come mozzi in ristoranti e locali.
Molti anche i casi di ragazzi che scappano da una situazione familiare di abbandono e maltrattamento. In città a volte la vita è ancor più dura e frequenti sono anche i casi di ragazzini che sniffano colla o vengono maltrattati dalla polizia. Nelle comunità le famiglie hanno molti figli, questo significa più braccia da lavoro ma anche più bocche da sfamare e meno possibilità di studiare. Così, quando si presentano insegnanti, infermieri, madrine o padrini, lontane zie o parenti spesso diventano un opportunità e si affidano i propri figli con la promessa e speranza che studieranno e potranno costruirsi un futuro migliore.
Ma queste persone non sono sempre affidabili: i bambini perdono i contatti con la famiglia, non vengono registrati a scuola, lavorano praticamente tutto il giorno dall’alba a notte fonda, non hanno uno stipendio o, se è previsto, è misero , non vengono concesse le domeniche o giorni di riposo, in più dal punto di vista psicologico, il trauma si acuisce sulla comunicazione. Vengono inseriti in un mondo totalmente diverso dalle comunità in cui non si parla più il quechua, segno di inculturazione e arretratezza in città, ma lo spagnolo, anche il nome proprio può subire la stessa svalorizzazione e venir cambiato.

Vittoria, da circa trent’anni, ha deciso di costruire qualcosa di alternativo, cercando di offrire delle concrete opportunità alle lavoratrici domestiche, fenomeno sempre più diffuso a Cusco, nella speranza che un giorno riescano a far valere i propri diritti e la propria dignità. Il progetto è divenuto nel 2002 una ONG dal nome Centro Yanapanakusun www.yanapankusun.org ed ha dato vita ad un programma volto allo sviluppo integrale delle lavoratrici domestiche. Con attenzione verso le origini e provenienza di queste ragazze (Programma Comunidades di sensibilizzazione e sviluppo delle più povere zone rurali), la divulgazione (programma Radiofonico per dare voce alle lavoratrici domestiche e sensibilizzare i datori di lavoro), l’istruzione (la scuola Centro Yanapanakusun per minori lavoratori), il turismo (per sostenere i progetti), la cascina in campagna (per mantenere le radici con la terra).

Ma in fin dei conti che cosa ho fatto? Il servizio civile all’estero. Ho partecipato due anni fa al bando con ASPEm e mi sono catapultata da Bergamo a questo nuovo mondo.. quasi totalmente ignara di quello che mi avrebbe riservato quel inteso anno di volontariato. Una tra le tante sorprese è stata proprio la lingua..
confortata dal fatto che il Perù fosse un paese in cui si parla lo spagnolo, avevo sottovalutato l’importanzadel runasimita.. la lingua del popolo: nelle comunità andine il quechua è fondamentale per comunicare con i bambini e le madri.. è stato curioso osservare e riuscire ad entrare in contatto usando altre forme di espressione! Che ci facevo nelle comunità? Le comunità non sono centri di recupero bensì zone rurali in cui vige l’autorità dei comuneros. L’equipe Comunidades opera in due province di Cusco, Paucartambo e Paruro.
Io ho lavorato nella prima, nel comune di Huancarani in cui sono riconosciute 18 comunità andine
ma il progetto si concentra solo in 6. Le attività sono incominciate con le vacaciones utiles, una sorta di centro ricreativo estivo itinerante per i bambini. Ogni giorno ci incamminavamo di comunità in comunità svolgendo attività quali comunicazione e giochi logico-matematici, musica e danza e disegno (che ho creato ed in cui ho potuto apprezzare l’arte agreste dei bambini nelle comunità).
Durante l’anno le attività, in parte si sono svolte nelle scuole ed in parte con gli adulti, con le autorità locali e comunali.
Gli obiettivi erano di sensibilizzazione di adulti e bambini riguardo a due macro tematiche: il lavoro e la migrazione minorile, con lo scopo di evitarla o per lo meno ridurla, rendendola più cosciente. Parallelamente si svolgevano le attività di sviluppo locale per cercare di offrire opportunità in loco, rinforzando l’istruzione e l’educazione, collaborando con altre ONG o attori locali. Nel pomeriggio si aprivano le case di cultura nelle 6 comunità e nel comune di Huancarani, spazi in cui i bambini utilizzano per fare i compiti trovando un supporto nello studio, ma anche per svagarsi ed imparare giocando (non è scontato visto che il pomeriggio è dedicato ai lavori per la famiglia come portare al pascolo la vacca, cucinare, lavorare nei campi, tra i tanti).
La sera era dedicata al programma radio in cui si affrontavano tematiche sociali (diritti umani, dei
bambini, dei lavoratori, delle donne, la migrazione, ecc.), che cosa avevamo realizzato durante il giorno e quali sarebbero state le attività successive, si dava voce ai bambini che proponevano indovinelli (i loro preferiti), racconti, canti, news, si intercalavano spot di sensibilizzazione (realizzati dal Centro Yanapanakusun) con musiche locali (principalmente huayno) il tutto in quechua, tranne per la sottoscritta...

La condivisione con le colleghe era totale, da mattina a sera, cinque giorni su sette la settimana.. non erano solo colleghe.. eravamo una famiglia con cui compartire sconforti e preoccupazioni, saperi ed esperienze, ricette, pensieri filosofici e tante risate da sentir male alla pancia..
In questo percorso non ero sola.. e non mi sono sentita sola.. nelle comunità c’era la mia famiglia
peruviana, a Cusco quella italiana.. un’unione di forze che mi ha accolta e rinvigorita come un albero in primavera..

Ed è nella cosmologia andina che ho ritrovato il mio respiro.. Pachamama , Inti, Apu.. non sono spiriti,
non sono scissi dall’uomo e dalle sue faccende quotidiane.. ma sono parte di noi e delle nostre emozioni..

un’appartenenza inglobata nella Natura.. che si pincha tra le foglie di coca..

Edlira Fiore
Continua a leggere il racconto di Edlira

martedì 14 giugno 2011

AUTISTI BLOCCANO LA CITTA' PER SCIOPERARE CONTRO LA LEGALIZZAZIONE DEI “CHUTOS”

Oggi 13 Giugno 2011, in tutta la Bolivia, il Sindacato dei trasporti ha indetto uno sciopero contro la legge per regolarizzare i veicoli entrati nel paese attraverso il contrabbando, ma già registrati dalle Autorità Doganali Nazionali (ABN) per la loro nazionalizzazione.
Una legge, quella del Governo, che pone scompiglio, in quanto la registrazione dei veicoli cosiddetti “chutos” (non regolari), iniziata solo giovedì, ammonta già a 40.000 unità; mentre il Ministero di Economie e Finanze prevede una domanda di legalizzazione pari a 10.000 veicoli in 15 giorni, dei quali 4.300 saranno respinte per irregolarità.
Dal canto suo, il Governo annuncia che dopo il termine, previsto entro i 3 mesi, i veicoli privi di documenti non registrati saranno confiscati per l'uso da parte degli enti locali, giustificando la legge come atta a garantire la sicurezza pubblica nazionale.
In tutta la giornata di oggi, dalle ore 00.00, a La Paz i trasporti pubblici sono sospesi, e i cittadini cercano strategie alternative per raggiungere i luoghi desiderati; pochi e irregolari, invece, sono i taxisti che continuano a prestare servizio aumentando le tariffe e rischiando di essere picchiati o seguiti dagli scioperanti attivi.
In base alle risposte che darà oggi il Governo, sapremo se domani riusciremo ad andare al lavoro!

Claudia Atzei