martedì 10 maggio 2011

BE NNATS...y Campesinos!



Maria non si era mai vista in una foto. Quando gliene ho regalata una che avevo scattato durante uno dei nostri talleres fu la sua prima foto. A 15 anni.

Maria è la Dirigente del gruppo NNATS della comunità La Venta Baja, che si trova in un distretto rurale lontano mezz'ora da Ica. La sua base (gruppo NNATS) si chiama CANNTA, ovvero campesinos adolescentes y niños organizados, perché tutti i suoi membri lavorano nell'agricoltura, coltivando e raccogliendo frutta e cotone. Soprattutto algodon, mi dice la diciasettenne Kenny, la più anziana del gruppo.

I NNATS non sono altro che movimenti organizzati di bambini e adolescenti lavoratori, che essendo coscienti della loro situazione e di quelli che dovrebbero essere i loro diritti (come bambini ma anche come lavoratori) si riuniscono e si mobilitano per far sì che questi stessi diritti si compiano.

Si parla di bambini che vanno dai 5 ai 17 anni, che vanno a scuola ma anche a lavoro per aiutare le proprie famiglie a sostenersi; si parla di bambini che nella maggior parte dei casi vengono picchiati e che nel peggiore dei casi subiscono abusi sessuali.

Si parla anche però di bambini e adolescenti che non vogliono sentirsi vittime, che non vogliono sentirsi dire “i bambini dovrebbero solo giocare” facendosi imporre dall'alto una concezione dell'infanzia che non tiene in considerazione il loro contesto socio-economico. Si parla di bambini e adolescenti in grado di auto-organizzarsi, di parlare in pubblico e di fronte alle autorità; si parla di bambini che hanno più coscienza politica e dignità di quanto possa avere uno qualsiasi di quegli omini che oggi siedono nel nostro Parlamento.

Chiaro, i bambini dovrebbero vivere sereni, giocare e andare a scuola. Chiaro, le diseguaglianze del mondo dovrebbero svanire e fare in modo che questo diritto all'infanzia si compia. Ma fino a quel momento, probabilmente molto lontano nel tempo, bisogna mangiare qualcosa. E per mangiare qualcosa, tutta la famiglia deve lavorare. E' facile sentirsi dire da un NNATS: “Certo che voglio lavorare, sennò cosa mangio?”. Quello che si cerca è piuttosto la dignità del lavoro, il rispetto. “C'è una bella differenza tra vendere caramelle e mendicare”, ci tengono a precisarlo.

Ma tornando a Ica e ai suoi distretti.....

Sebbene la regione di Ica sia una zona desertica, vive di agricoltura. Ma essere contadino a La Venta e nelle comunità vicine a Ica non significa fare una vita umile, lavorare nei campi e vivere di sussistenza. No. Vivere da campesino significa vivere in povertà estrema. Si, perché i terreni sono di proprietà di grandi imprese, per lo più cilene. Imprese che comprano la terra, fanno costruire pozzi e privatizzano così l'uso dell'acqua.

A La Venta non c'è acqua potabile. E l'acqua c'è solo due volte a settimana, tra l'altro solo in alcune ore. Alcune famiglie- la maggior parte delle quali sono scappate da Ayacucho e dalla sierra in seguito al terrorismo e alla violenza militare- in origine possedevano appezzamenti di terreno ma sono state costrette a venderli per mancanza di soldi per poter coltivare i campi, e soprattutto per mancanza di acqua per poterli irrigare. Così adesso si lavora come campesinos tornando a casa con pochi soldi e senza nulla da mangiare. Perché per poter mangiare bisogna comprare il cibo, magari dalle stesse imprese che li sfruttano.

Maria lavorava in un'azienda che coltivava uva- probabilmente per produrre il tanto proclamato vino dulce e pisco- ed era pagata 20 soles al giorno per lavorare 12 ore. Giusto per chiarire, 1 euro sono 3, 50 soles.

Come insegna la nostra Madre Primo Mondo, la povertà non è una cosa naturale, ma è sempre frutto della ricchezza di qualcun'altro.

Que la lucha sigua!

Laurita


Foto di Claudia Atzei