mercoledì 28 settembre 2011

50 anni di Marcia



Settembre 2011

«Aver mostrato che il pacifismo, che la nonviolenza, non sono inerte e passiva accettazione dei mali esistenti, ma sono attivi e in lotta, con un proprio metodo che non lascia un momento di sosta nelle solidarietà che suscita e nelle non collaborazioni, nelle proteste, nelle denunce aperte, è un grande risultato della Marcia»
A. Capitini, Opposizione e liberazione, 2003

Con queste parole Capitini, fondatore della Marcia per la Pace Perugia – Assisi, descrisse l'esperienza iniziata nel 1961.
Quest'anno, a 50 anni da quel 24 settembre, queste parole sono forse ancora più importanti e significative.
Quest'anno non segna solo un importante anniversario della Marcia, ma anche una ben più triste ricorrenza: i 10 anni dallo scoppio della guerra in Afghanistan, conseguenza diretta di un'altra data di settembre che purtroppo nel mondo sarà per sempre ricordata, soppiantando il ben più felice ricordo della prima Marcia umbra.

Oggi, ripensando a questi 50 anni che ho vissuto solo a metà, mi chiedo se Capitini, durante quelle prime esperienze del pacifismo italiano, poteva immaginarsi cosa sarebbero diventate negli anni Duemila. Ancora oggi sono migliaia le persone che affrontano i 24 km che separano Perugia da Assisi e che durante la Marcia si riempiono di colori, che si uniscono nella bandiera della Pace.
Ancora oggi sono numerosissimi quelli che aspettano l'arrivo del fiume di pace direttamente ad Assisi, pronti ad ascoltare i numerosi discorsi ed appelli la cui eterogeneità ben descrive i mille volti della Marcia.

Quest'anno, simbolicamente, il tema della Perugia – Assisi era lo stesso di quella del 24 settembre 1961: “Per la Pace e la Fratellanza dei popoli”. Un dettaglio che, ancora una volta, fa pensare a Capitini e allo spirito con cui iniziò il percorso del movimento pacifista e non violento in Italia. Antifascista, filosofo, poeta, Capitini era prima di tutto educatore, potremmo forse dire educatore alla pace.
Per la prima volta, dopo numerose esperienze alla Marcia, capisco cosa significhi davvero quel quel ruolo educativo; lo capisco e lo sento vicino proprio perché cerco di applicare in concreto quelle esperienze di pace e fratellanza auspicate da 50 anni dal movimento. La fortuna mi ha spinta verso un'esperienza importante e significativa come il Servizio Civile Volontario Nazionale; le mie attitudini mi hanno portata a svolgerlo accanto ai bambini e ragazzi non italiani che popolano le nostre scuole. Ora ho l'occasione di riflettere sul ruolo educativo che ho inevitabilmente assunto, sullo sforzo di trasmettere lo spirito di fratellanza e pace fra i popoli che 50 anni fa Capitini diffondeva in Italia e che oggi viene ripreso; e di cui si sente ancora, forte, il bisogno.

Ecco dunque perché ho ricordato il triste anniversario dello scoppio della guerra in Afghanistan; perché credo che ognuno di noi, ogni giorno, dovrebbe ricordarsi che quello per cui lottiamo oggi veniva indicato come prioritario già il 24 settembre 1961; perché, per quanto l'esperienza della Perugia – Assisi sia sempre occasione di gioia e di festa, non possiamo dimenticare che ognuno di noi dovrebbe ogni giorno assumersi il ruolo di educatore alla pace e alla fratellanza.
Perciò ricordare un conflitto che dura da 10 anni è importante. Qualche anno fa, in occasione dell'anniversario dello scoppio della guerra in Iraq, mi chiedevo quanti di noi ricordassero da quanto esattamente si sparava in quel Paese. Io non riuscivo a ricordarlo. Mi chiedevo in quanti contassero i morti anche nelle linee nemiche. Io non l'avevo mai fatto. La guerra in Afghanistan è semplice da ricordare. Ma in quanti ricordano tutti i suoi morti?

Educare alla pace, marciare per la fratellanza, parlare di non violenza sono pensieri bellissimi. Ma praticare la pace, la fratellanza, la non violenza è molto difficile. Quest'anno di Servizio Civile mi sta insegnato non tanto (e non solo) ad educare alla fratellanza; mi sta insegnando ad essere educata, ogni giorno, alla pratica della pace e della fratellanza tra i popoli.

«Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.»
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, art. 1

Greta Novati

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